Frumento e papaveri

Il rimpianto è una bestia da soma il cui carico atterrisce chi lo porta. Io non ne ho, cammino
leggera, ed è questa la mia forza.
Ho amato oltre misura. Ho dato tutto, consegnando all’altro anche l’ultima stilla di bene. Non ho più nulla, non mi rimane niente. Poca attitudine alla lotta, nessun credito alla fede. Imparo a fare da madre a me stessa. Cambio i codici, pratico la supremazia del limite, traccio frontiere con le quali mi impegno, quotidianamente, a familiarizzare, separando ciò che è buono per me da ciò che è male per me. Pulisco il davanzale dalle briciole di pane, mi rifiuto di mangiarle. Rivendico il mio diritto alla sottrazione, mi detraggo dall’imposta di chi non può amarmi e, per amore, starmi accanto.

Antonia Storace
Ph MLM

Frumento e papaveri

Concedetevi la nostalgia, quando arriva. E indugiate dentro una mancanza, se serve. In entrambi i casi, non esagerate.
Sporcatevi le mani mentre cucinate. Sporcarsi è un fatto bello, liberatorio. Ci insegna a toccare la vita, a conoscerla da vicino, per quella che è. Sporcarsi è un atto di vicinanza.
Non andate a occhio: assaggiate. Mio padre me lo dice sempre: “Prova, se non provi non lo puoi sapere. È questione di armonia”. È questione di armonia, ricordatelo.
Arrabbiatevi per difendere la dignità della vostra vita, non per denigrare l’altro. C’è una differenza enorme: vi auguro la saggezza di saperla cogliere.
Godetevi ogni minuto del tempo che avete a disposizione e dedicatelo alle persone che amate. Esserci è il vero dono. Lo è oltre ogni immaginazione, credetemi.
Non siate più buoni, non siate nemmeno più cattivi. Siate autentici. Dovrebbe bastare. Abbiate una parola di gentilezza per chiunque incontriate lungo la strada: la gentilezza fa miracoli, ve lo giuro.
Indossate un pigiama natalizio. Accendete una candela. Oppure due. Accendetene tre.
Non rimproveratevi troppo se avete paura: avere paura è normale, avere paura è necessario.
Passeggiate da soli per un’ora.
So che vorreste accanto qualcuno che non c’è. Lo vorreste tutti i giorni, ma oggi un po’ di più: non fa niente, va bene così, certe assenze restano assenze, fatevi una carezza.
Chiudete i conti. Non abbiate debiti emotivi. Aiutate gli altri, e non condannateli per le scelte che voi ritenete sbagliate: in fondo, ognuno lotta per essere felice a modo suo.
Non fate gli auguri che non avete voglia di fare: preservate l’essenza, non l’apparenza.
Baciatevi sotto il vischio. Baciatevi. Con la lingua. Altrimenti non vale.
Amate, quello sempre. L’amore ci salva.

Antonia Storace
Ph MLM

Madre

Vlastimil Hofman, Madonna

Di lei si dice che Dio l’abbia creata perché non poteva essere dappertutto; che il suo sia un lavoro a tempo pieno; che casa sia solo un altro modo per chiamarla.
Si dice di lei che sia il primo amore di un figlio; che smetta improvvisamente di avere fame quando s’accorge che non c’è abbastanza cibo per tutti; che sia un’abile cercatrice di oggetti smarriti – libri di scuola, occhiali da vista, calzini perduti; che la sua mano sulla fronte sia più precisa di un termometro, il suo bacio sulla bua un antibiotico potente; che la matematica non la spaventi: è nata per farsi doppia quando resta incinta, per farsi in quattro quando lavora, per farsi cento quando combatte.
I suoi tacchi sono i primi sopra i quali una bambina impara a stare in equilibro; il colore del suo rossetto è il più desiderabile.
Lo è per diritto di parto; lo diventa perché i figli sono di chi li cresce, non sempre di chi li fa.
È un supereroe, un soldato, un porto d’approdo, una bilancia umana capace di tenere in equilibrio la vita stessa. Il mondo intero la chiama mamma e in queste due sillabe uguali racconta la storia di una donna che è l’iniziazione di ogni cosa.

Antonia Storace
Ph MLM

Deve essere facile

Deve essere facile. Che non vuol dire senza impegno. Vuol dire senza sforzo, senza fatica.
Deve essere facile. Se non lo è, se è sfibrante, tormentato, non è amore, è un’altra cosa. È dipendenza, è laccio, è smarrimento. Oppure è amore, ma è un amore senza storia, senza possibilità di narrazione. È un amore destinato ad abitare altrove, in un altro tempo, in un’altra vita. Non in questa, che ci chiama invece alla pienezza, che riscuote sempre il suo diritto alla pienezza.
Mi capite?
Dovete pensarla come una bilancia, due piatti ai lati con un ago al centro: se bene e male non chiudono a favore del primo, o perlomeno in pareggio, tocca mollare l’ancora e salpare. Oppure restare, avendo però chiara l’entità dello squilibrio e perciò rinunciando a esigere qualcosa che, in quell’amore senza storia, semplicemente non c’è, non esiste.
Qualunque sia la scelta, presto o tardi, la vita – che riscuote sempre il suo diritto alla pienezza – ti esploderà nel petto. Lo farà a mezzo di un dolore acuto, lancinante: sembreranno mille punture di spillo; sembrerà una scarica di sassi di fionda; sembreranno entrambe, insieme, simultaneamente.
Quando accadrà – e puoi star certo che accadrà -, quando crollerai sotto il fuoco di fila dei colpi impietosi, sentirai una specie di scossa che arriva da lontano e gonfia lenta; una corrente a basso voltaggio, via via più forte, come un branco di lupi mentre si avvicina. Che tu lo voglia o no, che tu sia pronto oppure no, ti vincerà per sfinimento, drizzandoti le ossa in un’unica manovra e così compensando il tempo in cui, tuo malgrado, sei stato prono, sei stato chino. A quel punto ti aprirai, e lascerai che il diritto alla pienezza della vita passi e ti attraversi, sistemandosi a sinistra dello sterno, in prossimità del cuore. Dapprima saranno gocce piccole, di brina, di rugiada. Poi saranno scrosci, saranno torrenti e fiumi in piena. In ultimo, sarà il mare, sarà l’oceano.
Abbi il coraggio di star male fino in fondo. Sii paziente, non aver paura.
Ricordati il rospo che, immerso direttamente nell’acqua bollente, difilato, salta e si salva la vita, lasciandosi invece morire lesso, bollito come una patata, come la pasta quando scuoce, se l’acqua, da fredda che era, poco alla volta diventa più calda, arroventata: l’escalation di temperatura, il suo progressivo innalzamento, che il rospo ha vissuto dal principio alla fine, l’avrà fiaccato, debilitato con furbizia, lentamente e senza posa, senza tregua, fino a rendergli impossibile schizzare fuori al momento giusto.
Sii come il rospo che si salva. Salta quando devi.
Quell’apertura alla pienezza della vita, dicevo, quella inaugurazione, quel battesimo laico a cui sei rinvenuto già altre volte prima di questa, è un potere antico, è puro istinto di sopravvivenza: ti afferra alle spalle e ti solleva dalla fossa in cui ti sei calato, resuscitandoti, convocandoti di nuovo all’aria, alla superficie. Non è una fune che risali con le braccia e con i piedi, non è una scala coi pioli: è un braccio meccanico che ti prende di peso e ti impone di tornare, di ricominciare a essere chi sei. “E vabbuò, pacienza”, dirai, che la pazienza non è rassegnazione: è l’accettazione consapevole di un fatto, di una circostanza, di un amore senza storia, che si può continuare ad amare pur dovendo passare oltre per salvarsi.

Antonia Storace
Ph Maria Letizia Maggio

59552907_10216463820541348_656477689539985408_o.jpg

 

Donne al quadrato

Scegliete amici, amanti e amori che siano ali forti con cui spiccare il volo, che vi aiutino a nascere, pure quando nascere fa male, per scoprire chi siete davvero, per rendervi persone migliori. Scegliete chi vi rimprovera per troppo affetto, invece di chi vi consola per convenienza. Chi vi affronta a muso duro, vi urla a dosso e alla fine resta. Scegliete chi non vi incatena all’immobilità del suolo, ma disegna per voi un altro pezzo di cielo. Chi non fa promesse e poi le mantiene. Chi tradisce le aspettative, perché non c’è altro modo di onorare la vita, nella sua magnifica imperfezione. Chi vi cambia gli occhi, o ve li restituisce per la prima volta, mostrandovi un modo diverso di guardare. Scegliete chi vi spinge a lottare, a combattere, a crescere, a sperimentare. Chi inventa ogni giorno colori nuovi, e ha incoscienza abbastanza da accostare il verde col giallo, il blu cobalto col rosso rubino, perché nulla ci fa più coraggiosi come la capacità di rompere gli schemi e sovvertire l’ovvio. Scegliete chi vi fa paura. E poi, scegliete chi vi fa venire voglia di vincere quella paura.

Antonia Storace
Ph Maria Letizia Maggio

35328340_10214225902594798_7858283296763936768_o.jpg